Vermeer.Jan
Soldier and a Laughing Girl
c. 1658
Oil on canvas
49.2 x 44.4 cm
The Frick Collection, New York
L’AMBIENTE
È della borghesia olandese del XVII° secolo. L’angolo di stanza che l’artista ha inquadrato, fotografa benessere e cultura. La bella cartina attaccata alle pareti, il vetro istoriato della finestra, le sedie e il tavolo su cui sono seduti i protagonisti, il bicchiere con la bevanda semipieno, il loro abbigliamento alla moda, ma anche la preziosità dei tessuti impiegati, parlano di agiatezza, di una prosperità discreta, non ostentata, ma palese. Indiscutibilmente, i committenti delle tele di Jan Vermeer sono persone ricche. Ma, l’artista, “redime” con la sua magica arte tutta la fatica “dei poveri” e/o “sfruttati, ” che senza dubbio hanno contribuito – come in ogni tempo – a creare la floridezza degli stati sociali superiori che potevano permettersi un ritratto.
I COLORI
Sono brillanti, ma resi magici dal faro di luce che entrando dalla finestra, non solo illumina la stanza, ma delinea i contorni di ogni cosa e accende di meraviglia anche il più piccolo dei particolari.
LA SCENA
Ha dettagli fatati e infiniti. Come in tutte le opere di J.Vermeer, anche in questa tela il tempo si è fermato per l’eternità. Egli, è uno dei poche geni che riesce a scattare
ISTANTANEE
di felicità domestiche dove prevalgono: l’armonia di gesti nobili, conversazioni colte, educate e interessanti, melodie di strumenti musicali suonati per diletto. Questo dialogo tra i protagonisti, da l’idea di essere iniziato da tempo immemorabile e continuare all’infinito. La psicologia dei due personaggi è “scavata” con grande interesse e sensibilità. Dietro l’artista si cela un uomo alla ricerca “dell’uomo”, dunque di se stesso, dunque di Dio.
La ragazza sorride mentre parla o parla mentre sorride?. E’ un segreto volutamente non rivelato. Il sorriso sembra prevalere sulla parola, e non può che nascere dal suo mondo interiore che si è dischiuso “sine die” per il suo interlocutore.
Ma è una prospettiva completamente ribaltabile. E’ ben possibile che sia la brillante conversazione di lui la chiave che ha acceso quel sorriso. Di certo è uno “stato nascente” colto nel momento più bello.
Lui è di spalle e, la prima impressione che dona a chi “contempla”, è quella della sua fierezza maschile e militare. Nonostante la posizione discreta in cui l’artista lo ha collocato, non sfugge il suo desiderio di suscitare l’interesse della donna che ha di fronte. Due i segni più evidenti: la mano messa sul fianco ad evidenziare i preziosi merletti della sua camicia, e il cappello che doveva essere senz’altro di un militare graduato. Non averlo tolto alla presenza della ragazza, non può che significare la ricerca della sua ammirazione per la sua forza, il suo coraggio, la sua appartenenza alla classe militare che, all’epoca, doveva essere molto importante per una donna e non. La sua bocca come il suo viso, è appena visibile, eppure si percepisce “vivissima” la sensazione di un discorso appena concluso, una domanda o un osservazione appena fatta. La “lettura” che ha inizio nella penombra del suo profilo appena abbozzato, continua, si prolunga e completa.. nel sorriso di lei.
Di fronte a questo capolavoro, è bene non indagare oltre e rispettare il desiderio dell’artista che ha volutamente annullato la categoria tempo per non imprigionare Colui che - nel tempo e nello spazio- non vive se non come riflesso.
La loro conversazione dunque, rimane avvolta nel mistero e, i misteri, non sono porte chiuse, ma finestre spalancate nell’infinito dove tutti siamo invitati a gettare uno sguardo per attingere luce e salvezza.
Nota Bene
Di Jan Vermeer ci sono pervenute circa 40 opere – una produzione limitatissima - di cui solo 16 autografate. Essendo un “prediletto” di famiglia lo abbiamo inseguito – all’occasione – per mezza Europa. Quando “venne a farci visita a Roma” il 21 ottobre 2012 alle Scuderie del Quirinale, ci si mise in viaggio, pensando di trovarne almeno ..una metà, ma erano meno di dieci. Foto non si potevano - ovviamente - scattare , e certo, abbiamo trovato la “ragazza con l’orecchino di perla” che è ritenuto il suo capolavoro: una magia..quasi impossibile di trasparenti vibrazioni del colore e dell’essere ma, questa..non c’era. L’abbiamo “incredibilmente incontrata” in “altre spoglie” dopo l’uscita. Sul selciato della strada a due passi dalla fontana di Trevi: un “ dialogo d’Amore” tra due giovani novizie delle Suore di Madre Teresa di Calcutta con un barbone steso a terra. Certi quadri.. viventi, emozionano più di una grande opera d’arte.