L’appuntamento è uno di quelli da non perdere, un guru dell’editoria, l’uomo che ha strappato un risarcimento milionario e turbato i sogni di Berlusconi il proprietario di uno dei gruppi editoriali più importanti in Italia, alla Scuola di Superiore di Sant’Anna nel corso dell’internet festival a Pisa venerdì 11 ottobre, ha affrontato un tema alquanto spinoso: per quattro secoli l’editoria ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo della società, ma adesso la rivoluzione digitale scombina ruoli e ricavi . Come tutelare il giornalismo?
La tecnologia di massa per Carlo De Benedetti ha avuto il grande pregio di raccontare in diretta fatti e realtà, di introdurre uno dei momenti più alti e significativi nella storia dell’informazione: guerre, accadimenti, calamità naturali tutto viene vissuto in tempo reale, ma allo stesso questa fruibilità costante continua e la sua totale accessibilità ha reso l’informazione una commodity a basso costo.
Prima del digitale era tutto molto più semplice i giornali erano gli unici soggetti dell'informazione e vivevano grazie alla pubblicità. Negli ultimi anni le risorse da entrate pubblicitarie sono diminuite in modo consistente. Un trend mondiale. In Gran Bretagna si è passati nel primo decennio del nuovo millennio da una percentuale del 100% di profitti derivanti da inserzioni ad un misero 36%. L’entrata di soggetti nell’editoria che non sono editori ma e-commerce company che operano senza pagare dazio, non aiuta sicuramente il settore.
“Se un’azienda come Google che fattura 800 milioni all’anno, avesse pagato le imposte su quanto guadagnato dalla pubblicità avremmo potuto salvare Alitalia” dichiara senza girarci intorno l’ingegnere più famoso d’Italia. E’ una provocazione da cogliere al volo. De Benedetti si pone nella giusta prospettiva e piuttosto che parlare dei problemi del giornalismo analogico preferisco affermare che si è in presenza di una vera e propria rivoluzione culturale. La tecnologia digitale non è solo un nuovo mezzo ma un universo che si sta affermando , Ha ancora senso parlare di editoria giornalistica quando ad ognuno di noi basta cliccare una pagina internet per avere accesso ad ogni tipo di informazione e notizia?
La domanda è una di quelle che lascia con il fiato sospeso ma Carlo De Benedetti ha la risposta pronta . Non tutti anelano ad un informazione diretta e forse approssimativa , molti hanno ancora bisogno di intermediari, sentono la necessità di affidarsi a professionisti che operino in strutture garantite e gerarchizzate rappresentate dal giornalismo che conosciamo da secoli. C’è più che mai l’esigenza di affidarsi a direttori del calibro di Eugenio Scalfari che ha raggiunto una reale apoteosi professionale con la splendida intervista a papa Francesco sulla pagine di Repubblica.
Queste “ strutture classiche” non sono disposte a farsi fagocitare da colossi quali le technology company. Non ne sono spaventate la stessa disponibilità al confronto del proprietario del gruppo Espresso è palese. Ne è la riprova la presenza dell' ingengere a questo festival davanti a una platea di addetti ai lavori e non , tra cui anche la direttrice di Huffington Post Italia Lucia Annunziata.
Occorre però che la sfida sia condotta ad armi pari e che quindi siano rispettate tre condizioni:
parità di condizioni nelle indicizzazioni
libertà di rapporti commerciali con i proprio clienti
parità normativa per la protezione dei dati dei propri clienti
“La transazione al digitale” ha concluso De Benedetti "è faccenda complessa,ma se ci poniamo le giuste domande siamo già sulla via della soluzione”.