Lo aveva detto lei stessa: mi rivedo nei sogni di ogni bambina americana.
E la conclusione dell’Hillary party (perché questo è stata, in fondo, la convention democratica di Philadelphia che si è conclusa ieri), con quella cascata allegra e festaiola di mille palloncini colorati, in effetti ha qualcosa che strizza l’occhio alla levitas visionaria e ambiziosa di una bambina che tra bambole e pentoline si immaginava anche già leader.
Prima di tutto, però, ad essere protagonista della giornata conclusiva della convention è stata la “sua” bambina: sì, proprio quella di Hillary e di Bill, Chelsea, ormai diventata una donna. Subito dopo l’esibizione-ouverture di Katy Perry. “Orgogliosa” è la sua parola-chiave. “Sono orgogliosa di essere qui. Sono un’orgogliosa democratica, un’orgogliosa mamma e questa sera un’orgogliosa figlia”, dice. “Hillary ci aiuterà, difenderà il nostro Paese dal cambiamento climatico e le nostre comunità dalla violenza delle armi. A novembre voto per una donna che è il mio modello, una donna che ritiene che i diritti delle donne siano diritti umani, così come i diritti Lgbt (quelli degli omosessuali, ndr).”
E con queste parole introduce la comparsa sul palco della grande protagonista. Il suo intervento è un programma preciso rivolto al futuro. Prima di tutto identità nazionale (e riflessi internazionali): “Sarò il presidente di tutti. La mia leadership sarà ferma e solida”, dice perché “siamo alle prese con nemici determinati che vanno sconfitti”. “Potenti forze minacciano di allontanarci, di dividerci”, ma “quando siamo uniti, siamo più forti”. Quindi, uno sguardo al sociale: “La mia missione da presidente sarà quella di creare più opportunità e più posti di lavoro con stipendi buoni”. E poi: “Non voglio abolire il Secondo Emendamento ma non voglio che nessuno venga ucciso da qualcuno che non dovrebbe avere una pistola”.
Poi, la pioggia di palloncini dall'alto, ma anche la pioggia di complimenti da parte di Iron Hillary al suo degnissimo rivale Sanders: “Hai messo al primo posto i temi della giustizia economica e sociale, e la tua causa è diventata la mia causa”. Insomma, è proprio qui a Philadelphia la festa? Sì. Ma potrebbe essere ancora più grande, e chiassosa, laggiù a Washington. Prima, però, lady Clinton è attesa dalla sfida con colui che ha definito l’intero suo discorso “una bella collezione di cliché”.