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Mozambico: tregua governo-ribelli

Il conflitto si protraeva da quasi due anni

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Nella storia postcoloniale del Mozambico il partito conservatore della Resistenza Nazionale Mozambicana (RENAMO) ha sempre avuto un ruolo di protagonista assoluto. Impegnato per diciassette anni in un conflitto civile con i marxisti del Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO), conflitto che era iniziato subito dopo l’indipendenza dal Portogallo e senza vincitori né vinti si era concluso, grazie alla mediazione straniera, quando il muro di Berlino era ormai caduto da un pezzo (1975-92), il RENAMO a cavallo tra i due millenni sembrava destinato a normalizzarsi: aveva messo a tacere la sua ala combattente (che si prevedeva sarebbe stata integrata nelle forze di polizia) ed era tornato a fare il partito politico. L’eterna contrapposizione col FRELIMO si era spostata nel Parlamento di Maputo.
Poi, il 21 ottobre del 2012, qualcosa si rompe: il premier Alberto Vaquina (FRELIMO) decide l’occupazione del quartier generale del RENAMO a Gorongosa. A far risalire la tensione tra i due partiti rivali le promesse disattese da parte del leader conservatore, Alfonso Dhlakama: quei trecento uomini che, dal ’92, dovevano essere disarmati e regolarizzati continuavano ad essere ad esclusiva disposizione del RENAMO. La risposta di Dhlakama al blitz del governo è violenta: si barrica nella base di Gorongosa e minaccia “azioni distruttive” contro tutto il Paese. Una mediazione tentata dall’ex madrepatria portoghese non serve a nulla: inizia una seconda guerra civile, che gli uomini del RENAMO conducono con metodi che sembrano mutuati da quelli dei terroristi islamici.
Il 24 agosto 2014 il governo Vaquina e i leader di RENAMO annunciano, quasi a sorpresa, di aver trovato l’accordo per una tregua temporanea: una soluzione-ponte che permetterà di mettere in pausa lo strepito delle armi (e l’orrore delle stragi) fino alle elezioni del prossimo 25 ottobre. “Qualcosa è stato fatto, ma non tutti i problemi sono risolti”, ha confessato a France Press il capo dei negoziatori, Saimon Macuiane. Ci sono due mesi di tempo per provare a dare una svolta positiva alla situazione.     

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