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New York, emergenza criminalità in aumento

Allarme dell'ex commissario di Polizia

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Il tasso di criminalità è in aumento nella Grande Mela.

E il responsabile, secondo l’ex commissario di Polizia di New York, Raymond Kelly, in servizio dal 2002 al 2013, non è che un uomo solo: l’attuale sindaco Bill de Blasio. Dopo il sindaco-sceriffo (e paladino), Rudolph Giuliani, e il magnate della stampa, Mike Bloomberg, che ha potuto vivere di rendita contando ancora sugli effetti dell’ordo Iulianianus, è arrivato, a detta di Kelly, un homo novus  tanto sensibile alle politiche di innovazione sociale quanto sprovveduto su quelle, anche minime, di sicurezza cittadina.

In un’intervista rilasciata al New York Times all'inizio del mese, Kelly tratteggia un quadro a tinte fosche delle forze dell’ordine newyorkesi, messe male prima di tutto dal punto di vista motivazionale. “Gli agenti sono riluttanti a impegnarsi”, dice, “e, del resto, non si vede perché dovrebbero farlo, dal momento che non sono previste punizioni”.

Per il former commissioner l’apatia delle forze dell’ordine riflette , anche all’ombra della Statua della Libertà, il trauma psicologico dei fatti di Ferguson, che hanno visto gli agenti in divisa essere progressivamente criminalizzati dall’opinione pubblica, anche internazionale. “La polizia non ha più voglia di fare il suo dovere e questo, inevitabilmente, si traduce in più violenza.” 

A suo modo di vedere, poi, dal punto di vista legislativo sul banco degli imputati c’è principalmente la decisione del sindaco di limitare fortemente la strategia basata sullo stop-and-frisk, principio in base al quale si può fermare una persona per strada e perquisirla, sulla base di un semplice sospetto di colpevolezza

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