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Consob: 'L'inflazione depaupera, rischi per la democrazia'

Incontro annuale della Consob con il mercato finanziario

redazione
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"L'inflazione è come un'Idra dalle molte teste; se una viene tagliata e cauterizzata, agiscono le altre" e "un'elevata inflazione crea i presupposti anche per una deformazione della democrazia e l'emersione di forme di violenza sociale". E' l'allarme di Paolo Savona, presidente della Consob secondo cui "abbattere l'inflazione senza creare depressione e squilibri sociali è compito assai arduo" "Gli aumenti del costo della vita si sono trasmessi alla tassazione, ma non ai salari, che hanno finora mostrato maggiore rigidità. La ricchezza finanziaria continua a registrare un grave depauperamento del suo valore reale", ha aggiunto.

"Moneta, banche e mercati dei capitali sono sospinti nella stessa direzione dalla forza della tecnologia, che già svolge un ruolo importante nello sviluppo reale e nella stabilità sociale. Diventa perciò urgente riconsiderare come riallineare oneri e regolamentazioni, anche fiscali, tra le diverse forme di investimento del risparmio, sanando distorsioni stratificatesi nel tempo e contrastando l'iniquità distributiva che essi determinano".

"Non è mai successo che l'Italia non sia stata capace di affrontare le difficoltà, molte delle quali ben più gravi di quelle che attualmente viviamo. Non si vede motivo per cui non possa farlo anche nelle attuali difficili circostanze internazionali dove, tra l'altro, i venti di guerra si sono messi a spirare con più forza, sotto la spinta dei mai sopiti egoismi nazionali". Lo dice il presidente della Consob. "Il Paese - afferma Savona - ha dato il meglio di sé in ogni epoca e in ogni circostanza. Perché oggi dovrebbe accadere il contrario, ben sapendo che disponiamo di risorse culturali e materiali che attendono solo di essere mobilitate?".

La necessità di avere un prestatore di ultima istanza che garantisca i debiti pubblici "non dovrebbe essere una novità perché è da una vita che sostengo questa tesi". "Quando Draghi ha esercitato questa funzione dal 2012 le cose sono andate bene" ma "non è che ci sia l'obbligo da parte della Bce di farlo" e da qui "nasce l'incertezza". "Dobbiamo trovare un meccanismo che dia al mercato la certezza che i debiti pubblici non vengano abbandonati e la risposta non è riduciamoli. Storicamente non è mai avvenuto".

Il 2022 è stato l'anno in cui Piazza Affari ha registrato il maggior numero di addii e il peggior saldo tra entrate e uscite (almeno) dal 2010, con 15 società che hanno lasciato il listino principale a fronte di solo 6 nuovi ingressi. I dati, contenuti nella relazione annuale della Consob, confermano la disaffezione verso la Borsa milanese, che nel 2010 poteva contare su 272 quotate domestiche, a fronte delle 220 del 2022 (-19%). In questo arco di tempo solo in due anni (2017 e 2018) il saldo tra entrate e uscite è stato positivo.

(Fonte: ANSA)

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