La crisi di governo si aprirà nel tardo pomeriggio quando, dopo la riunione del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. I due, secondo fonti della maggioranza, avrebbero già avuto un primo colloquio di oltre un’ora questa mattina intorno alle 10 per commentare a caldo il risultato del referendum e probabilmente cercare di intuire gli scenari politici che si apriranno da qui ai prossimi giorni. Mattarella dopo il voto di ieri ha ricordato che "Vi sono di fronte impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all'altezza dei problemi del momento". Aggiungendo poco dopo: "L'Italia è un grande Paese con tante energie positive al suo interno. Anche per questo occorre che il clima politico, pur nella necessaria dialettica, sia improntato a serenità e rispetto reciproco. L'alta affluenza al voto, registratasi nel referendum di ieri, è la testimonianza di una democrazia solida, di un Paese appassionato, capace di partecipazione attiva".
Ma per come è andato l’esito finale delle urne la vittoria del No alla riforma costituzionale pone fine all'esperienza del governo Renzi, senza possibilità di un secondo appello. Il capo dello Stato avrebbe ventilato al Premier dimissionario l'ipotesi di inviare il governo alle Camere per verificare la possibilità di un Renzi-bis. Ma l’ormai ex presidente del Consiglio gli ha fatto sapere che le dimissioni sono irrevocabili, pur garantendo l'approvazione della legge di stabilità . Sarà dunque Mattarella, considerato anche dall'opposizione un garante affidabile, a gestire la partita del 'dopo'.
Centrodestra e Cinquestelle hanno chiesto elezioni anticipate, magari dopo un breve periodo per fare una nuova legge elettorale. Ma lo snodo decisivo sarà ancora il Pd, di cui al momento Renzi resta segretario, per via del gruppo parlamentare più forte detenuto. L’ex premier, ieri sera in conferenza stampa, ha chiarito che davanti ad un risultato così netto tocca ai capi dell'opposizione "l'onere" di avanzare una proposta sulle modifiche all'Italicum. Parole che a qualcuno sono risuonate come una sfida davanti all'eterogeneità dei partiti di minoranza. Difficile comunque che qualsiasi azione venga fatta prima di fine gennaio o inizio febbraio, quando la Consulta si pronuncerà sull'Italicum.
Il vero problema comunque resta quello di che tipo di governo dovrà traghettare il paese verso le elezioni politiche che a questo punto potrebbero tenersi già nella primavera 2017 e non alla scadenza della legislatura nel 2018. A Mattarella dunque non resterà che aprire le consultazioni con i gruppi parlamentari ed individuare un presidente del Consiglio che abbia la maggior condivisione possibile. Le figure più accreditate secondo i ‘rumors’ sarebbero il ministro Pier Carlo Padoan, che garantirebbe per banche e mercati, oppure Dario Franceschini figura più politica che può contare dalla sua un nutrito drappello di parlamentari Pd. L'alternativa potrebbe essere un governo 'del presidente', guidato da una figura istituzionale come il presidente del Senato Pietro Grasso.