Il referendum ci restituisce una Costituzione più forte. Anche 10 anni fa la stessa sorte toccò alla riforma promossa da Forza Italia e Lega. La forza della Costituzione è data proprio dalla sua stabilità , è una legge che vale in tempo di benessere o di crisi,ed è in grado di contenere qualsiasi potere ne voglia alterare gli equilibri. I "rischi" di governi autoritari sono ostacolati dalla scelta della nostra Costituzione di impedire ogni potere che assomigli ad "una dittatura della maggioranza", come diceva Toqueville.
Naturalmente nel voto del 4 dicembre ha contato anche il rifiuto delle politiche del governo e la protesta per una condizione sociale di grande sofferenza che interessa milioni di italiani impoveriti dalla politica dell'austerità europea che tutti gli ultimi governi hanno seguito.
Ma sarebbe sbagliato appropriarsi della Costituzione per ragioni di parte. Il No e il Si hanno attraversato tutti gli schieramenti. La Costituzione deve appartenere a tutti e per questo non va strumentalizzata. Anche dal NO , che ha vinto, ma al cui interno vi sono posizioni molto diverse tra di loro (idem nel SI, in cui vi è anche un voto di parte della destra e dei populisti, anche per gli improvvidi argomenti contro i politici utilizzati da Renzi).
Piuttosto cerchiamo di capire a sinistra come affrontare il dopo referendum per affermare l'interesse generale dell'Italia e in particolare delle classi subalterne.
Va ricucita nel merito la grande frattura politica tra la Sinistra e la sofferenza sociale, combattendo le disuguaglianze crescenti e scegliendo una politica che valorizzi il lavoro, rilanci la sanità , la previdenza, la scuola, il trasporto pubblico, che metta in sicurezza il territorio, tuteli l'ambiente, investa sui beni culturali e naturali. C'è bisogno di un grande Piano per il lavoro e la modernizzazione infrastrutturale che abbia la stessa ambizione di quello proposto da Di Vittorio e dalla CGIL nel dopoguerra. Lo Stato deve essere forte e capace di regolare l'economia e la convivenza sociale.
Per farlo c'è bisogno di un campo largo del centrosinistra da costruire con nuove politiche di stampo socialista e progressista. Piuttosto che soffermarci sulle ragioni che hanno diviso il centrosinistra e, peggio ancora, scivolare nell'insulto della propaganda, concentriamoci su come dar vita ad un nuovo e largo soggetto che unisca le forze del centrosinistra. È' una scelta obbligata per chi vuole governare l'Italia, le sue Regioni e i suoi comuni, reinventando un nuovo welfare e una vera stagione di riforme sociali.
Puntare sui voucher e sugli incentivi alle imprese, sulla contrazione dei diritti del lavoro e sui regali fiscali non è stata una politica appropriata per il centrosinistra, come le urne hanno dimostrato a partire dalle ultime elezioni locali. Occorre cambiare e mi sembra che giungano riflessioni serie da autorevoli personalità della sinistra italiana. Come sempre bisogna partire dal principio di realtà e far tesoro del giacimento di unità del centrosinistra che persiste nelle associazioni, nel volontariato sociale e culturale, nel sindacato e nel governo locale di tanti comuni e regioni.
Così è anche in Abruzzo. All'unita della sinistra e ad un nuovo campo progressista per rappresentare efficacemente le ragioni delle classi subalterne e delle forze produttive, intendo dedicare la mia attività politica.
Gianni Melilla, Deputato Sinistra Italiana