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Elezioni Milano, sì a primarie di febbraio

Accordo dopo telefonata Guerini-Pisapia

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Non il 20 marzo. Non si dovrà aspettare fino alle porte della prossima primavera.

Ma neanche fino al 6 marzo, come proposto da qualcuno. Per Milano si voterà, infatti, abbastanza prima del terzo mese del 2016. A febbraio, e non certo il 28, data suggerita dall’uscente Pisapia. Il 7, semmai: questo l’accordo raggiunto nelle ultime ore, all’interno del Pd, sulle primarie di centro-sinistra per la scelta del candidato sindaco nel capoluogo lombardo.

Alla base dell’accordo una telefonata “distesa e collaborativa” tra Giuliano Pisapia, il primo cittadino in carica ma che non si ricandiderà, e Lorenzo Guerini, portavoce e vicesegretario nazionale del Pd, oltreché profondo conoscitore del quadro politico lombardo (nato a Lodi, è stato sindaco della città e presidente della provincia lodigiana, ed è entrato alla Camera grazie ai voti ottenuti nella circoscrizione Lombardia 3).

Non dovrebbero esserci sorprese circa l’identità del candidato Pd per Palazzo Marino: si tratta dell’ex commissario unico di Expo, Giuseppe Sala, fortemente sponsorizzato e fin dalla prima ora da Matteo Renzi. Su Sala il premier punta così tanto da aver convinto i pezzi grossi del partito – in primis Emanuele Fiano, responsabile nazionale Pd con delega alle Riforme – a lasciargli campo libero. Altra candidata sicura sembra  essere il vicesindaco Francesca Balzani, una sorta di “erede designata” di Pisapia. Così come Pierfrancesco Maiorino, assessore al Welfare nell’ultima amministrazione. Se la Balzani, rispetto a Pisapia-Cesare, è una sorta di Caio Ottaviano, Maiorino sembra più simile a un Marco Antonio

Per tutti gli altri aspiranti ci sarà tempo per raccogliere le firme dal 12 dicembre al 12 gennaio. "Siamo contenti della decisione di oggi presa all'unanimità da tutta la coalizione, si parte", ha commentato Pietro Bussolati, segretario milanese del Pd. "C'era il rischio che le primarie di Milano si trasformassero in qualcosa di diverso rispetto a un confronto sulle idee per la Milano del futuro, ma questo le primarie devono rimanere."  È il trionfo del “rito ambrosiano”, nella liturgia cattolica come in quella elettorale di sinistra

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